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mercoledì 11 marzo 2020

Ai tempi del Corona Virus


E così siamo in emergenza conclamata. Ieri sera, saranno state le 21, mi affaccio al balcone su una via solitamente trafficatissima di Lecce ad ogni ora del giorno e della notte, attratto dall'irreale silenzio, ed era deserta, in una quindicina di minuti sono passate due auto, una non si è neppure fermata al rosso, non ne valeva la pena.



Nel giro di 24 ore siamo passati da “cautela nei contatti, distanza di un metro da eventuali interlocutori, non frequentate luoghi affollati” a “tutti in casa, uscite esclusivamente per motivi importanti e seri” e per uscire occorre compilare auto dichiarazione che dice chi sei, dove abiti, perché sei in giro. Roba da coprifuoco in tempo di guerra, solo che allora potevi essere passato per le armi, ora “solo” 206 euro di multa ed eventuale denuncia.  Però questa volta non è per l’ordine pubblico, è seria la cosa, dobbiamo tutti quanti contribuire a salvaguardare la salute nostra e di chi ci sta vicino. E in fondo, come dice un post sui social “ai nostri genitori o nonni ordinarono di andare a crepare in guerra, a noi chiedono di stare in casa, sul divano, con TV, radio, computer, smartphone e con il frigorifero pieno”, non male in fondo. Non fosse per quella maledetta sensazione di provvisorietà che attanaglia. Una vita, magari non splendida, però sicura, con un iter monotonamente quieto, sconvolta da un virus invisibile, piccolo, impalpabile, che però mette in ginocchio il mondo intero.
E’ strano vedere un sacco di gente mascherata da mascherine che cammina guardinga, allontanandosi se si rischia di sfiorarci sul marciapiedi. E guardandoli penso che chissà quanti di loro, vedendo una donna mussulmana col velo, imprecavano.
Strade deserte, la luna piena che mi sono scordato di guardare, preso da pensieri altri, ahimè, il finocchietto selvatico raccolto per farne liquore, però manca l’alcool, introvabile perchè ne è stata fatta incetta immotivata.
In mezzo a tutto ciò si inseguono post sui social che improvvisamente, dopo essere stati pieni di calcestruzzisti quando cadde il ponte Morandi, di espertissimi di politica internazionale per ogni guerra che c’è sul pianeta, oggi si scoprono   virologi di fama e i migliori gestori di emergenze nazionali. In tantissimi hanno ricette opposte a quelle ufficiali, in troppi sanno esattamente come agire e cosa fare. E chi decide, ovviamente, sbaglia sempre. E’ pur vero che il governo centrale è andato un po’ a tentoni nei primi tempi, però poi la barra è stata salda. Eppure quando fecero le zone rosse erano troppo allarmisti, quando ampliarono l’allarme ad altre zone colpite dal virus erano esagerati, ora che hanno fatto dell’Italia un’unica zona a rischio fanno troppo poco, devono far chiudere tutti i negozi e le attività. Schizofrenia bella e buona insomma.
Stiamo tutti calmi per favore, ci sono regole banali da seguire, facciamolo. L’assalto ai treni per andare da una zona rossa all’altra, ai supermercati per accaparrarsi pasta (tutto tranne le penne lisce però)  è isteria bella e buona. Poi va a finire che non posso fare il liquore di finocchietto, e allora come passo il tempo chiuso in casa?
Comunque fuori, nel pochissimo traffico, c’è un sole stupendo, tramontana fredda e sole caldo, roba da andare al mare a farsi un giro. Ah, non si può. A meno che non sia considerata terapia. Ora chiedo.