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domenica 2 febbraio 2020

Cartoline dal Salento. Prima presentazione.




Dalle “Note di Lettura” di Fernanda Franchini, Diego Dantes e Mauro Marino che sono la prefazione di Cartoline dal Salento.

Pensieri e parole in libertà, Cartoline dal Salento. Questi i titoli che potrebbero definire i bozzetti di Gianni Ferraris apparsi, un po’ di anni fa, su il Paese Nuovo di
Lecce, ed. cartacea, su Fondazione Terra D’Otranto (www.fondazioneterradotranto.it) e sulla pagina on line di Città Futura di Alessandria (www.cittafutura.al.it), un’esperienza che gli ha permesso di mettere radici nel Salento e, al contempo, di mantenere i contatti con Solero (Alessandria), sua città di origine. Impostati come un flusso di coscienza, sono il ritratto di chi pensa ed osserva mentre vive e vive per osservare,
con curiosità, il mondo che lo circonda, per coglierne il senso e la storia, per immergersi nel nuovo e farlo proprio, per conoscere storie e luoghi del territorio in cui ha scelto di vivere e fissarli sulla pagina… (F. Franchini)

…Quando Gianni mi ha parlato di voler raccogliere ed organizzare alcune sue riflessioni,
contenute in questa raccolta, sono stato felice di leggerle. Sono, di fatto, la naturale conseguenza del suo eterno “osservare” e la conclusione di alcune parti del suo precedente lavoro. Ancora una volta, ho colto la sua urgenza di voler raccontare una terra che lo ha incantato ed ospitato. Sono stato felice di poter assaporare quella visione “altra” della mia provincia, quella visione pragmatica e, al contempo, sognatrice che solo un piemontese possiede. Una terra, la nostra, piena di contraddizioni che Gianni vede lucidamente, ma che lo ha comunque accolto, nonostante sia una terra così distante da quella sabauda… (D. Dantes)

Farsi “prestare” gli occhi trovo sia sempre un esercizio utile. Affinare la propria sensibilità puoi farlo solo cambiando il punto di vista accogliendo quello dell’altro
- scardinando le convinzioni sedimentate, le consuetudini, la scontata adesione alle “cose”, al quotidiano, alla Terra, alle particolarità che, sempre di più, diventano impiccio identitario. E, allora, cosa c’è di meglio che la scrittura per aderire allo “sguardo dell’altro”? … (M. Marino)