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giovedì 10 ottobre 2019

Al Fondo Verri


Ci sono luoghi in cui l’oscurità abbaglia. La parete è nera, la porta è normale, non grande né piccola, però quando entri al Fondo Verri  puoi incontrare un sorriso, un poeta, molti poeti, un cantautore, molti cantautori. Là dentro respiri profumo di carta e di rabbia. La carta di libri che spuntano ovunque, la rabbia del poeta che scolpisce parole, rabbia e dolcezza, tristezza e gioia di vivere.  Quello che affascina e ammalia è dietro quella porta, appartato quasi fosse l’eccesiva timidezza a tenerlo seminascosto.



Eppure l’indirizzo è di quelli roboanti, Santa Maria Del Paradiso si chiama la via. La Donna (Ma/Donna) per eccellenza, la sintesi di ogni bontà, l’intermediaria fra l’umano e il grande timoniere lassù, la madre che sacrificò la sua stessa maternità, forse senza rendersene conto.   Uno di quei nomi che dovrebbero far venire la pelle d’oca al solo pronunciarlo. Per chi ha la fortuna o la ventura di avere una fede, ma anche per chi non crede. Perché Maria è emblema, a prescindere da tutto, è una non divinità quasi laica.
E proprio in questa viuzza, piccola, a pochi metri dalla maestosa porta Rudiae, una delle tre porte di lecce, quella con Oronzo che benedice da lassù il viandante che va, il turista che arriva, che saluta chi parte, e pensare che un giorno lontano le porte erano quattro, poi una scomparve, peccato.
Là dentro, fra libri, poemi e computer, Piero e Mauro lavorano, salutano chi entra, quattro chiacchere, un caffè se capita, in attesa dei poeti e degli scrittori spesso senza nomi altisonanti, perché la scrittura è vita, le parole che si inseguono sui fogli sono essenziali per comprendere l’inverosimile vero di politica, amore, gioia di vivere, fatica di vivere…
E poi… e poi basta così, grazie a Piero e Mauro per tenere caparbiamente vivo un luogo del sapere e del parlare. Soprattutto dell’ascolto.   

Fondo Verri Via Santa Maria Del Paradiso, Lecce

lunedì 7 ottobre 2019

Abbigliamento low coast, a chi conviene?


C’è sempre molta clientela nei negozio di alcuni marchi di abbigliamento, uniscono una buona campagna pubblicitaria a prezzi decisamente concorrenziali. E quando i prezzi sono bassi, molto bassi, ci si deve chiedere il motivo. Ovviamente la qualità è decisamente al ribasso, sia come materia prima e tessuti, sia per gli additivi chimici utilizzati. Il fatto che una enorme percentuale della produzione di questi capi sia fatta in paesi che non hanno controlli sull’ambiente, sulla qualità del lavoro e la sua sicurezza, la dice lunga. Molta produzione è in paesi come India, Etiopia, Bangladesh, Romania e altri paesi dell’est Europa che chiudono due  occhi su tutto pur mi mantenere un eccellente livello (questo si) di corruzione e malavita. In questi luoghi si può tranquillamente inquinare, scaricare nei fiumi, non garantire livelli minimi di tutela del lavoro e dei lavoratori.
Succede quasi sempre, in questi luoghi, che i lavoratori debbano fare dalle 12 alle 16 ore al giorno, 7 giorni su 7, per raggiungere livelli minimi di salario indispensabile per la sussistenza.

La lista dei marchi che non garantiscono salari minimi, secondo un’inchiesta di  greenme.it è questa:
Adidas,
Amazon,
C&A,
Decathlon,
Fruit of the Loom,
Gap,
G-Star RAW,
H&M,
Hugo Boss,
Inditex,
Levi’s,
Nike,
Primark,
Puma,
PVH,
Tchibo,
Under Armour,
Uniqlo (Fast retailing),
Zalando
Sempre secondo la stesa inchiesta:
In Bangladesh i salari minimi sono meno di un quarto del salario che consente la sussistenza. La situazione appare simile in Etiopia e addirittura peggiore in Romania e in numerosi altri paesi dell’Europa orientale, dove gli stipendi sono pari a un sesto del salario di sussistenza.

Ala fine ci si chiede se vale la pena di risparmiare consentendo a queste aziende fuorilegge arricchimenti senza limiti, e soprattutto senza etica. La politica di queste aziende collima con quella delle mafie che agiscono nel commercio: garantirsi il massimo guadagno  passando sulla testa della legalità, scavalcando regole e norme, mettendo la vita umana al livello più basso dell’interesse. Lavoratori che per sopravvivere sono disposti a qualunque sacrifico sono milioni in quei paesi, lo Stato molto spesso non esiste.