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lunedì 7 gennaio 2019

Immigrati, dimissioni di Salvemini e varia umanità


E va bene, ben arrivati nel 2019. E’ iniziato con i botti quest’anno, due navi lasciate in mare con poveri cristi a bordo da governi indecenti e fuori da ogni logica umana, democratica e civile. Per quanto ci riguarda il nostro è guidato da un tizio che si fa selfie mangiano nutella e da un suo portaborse in quota a un noto ex comico. Il lavoro più frenetico del secondo è quello di appoggiare in toto le scelte del primo, anche lasciando crepare persone in mare se è il caso. Salvo poi dire che la colpa è del PD. (Non che il PD non abbia colpe, anzi).
E parliamone allora dei due sciagurati che hanno imposto una legge che chiamano “sicurezza”, quella che lascia per strada migliaia di immigrati.
La scelta di alcuni sindaci come Orlando di fare ordinanze per non rispettare la norma che pretende di lasciare migliaia di richiedenti asilo senza documenti, quindi senza residenza, di chiudere le porte degli sprar per aprire quelle di centri di accoglienza per centinaia di persone, quindi ingestibili de facto,  ha molto fatto discutere sul ruolo di un primo cittadino, può un Sindaco non far rispettare le leggi dello stato? In realtà non dovrebbe, tuttavia, vista l’emergenza e considerata l’indisponibilità del governo a discuterne, queste scelte altro non fanno che agevolare l’iter dell’organismo decisionale per eccellenza, la Corte Costituzionale, che dovrà decidere alla buon’ora che questa legge è fuori da ogni logica della Costituzione e contro le persone.  Quindi sia benvenuta la protesta vivace di Orlando. Benvenute le decise prese di posizione di moltissimi suoi colleghi, di presidenti di provincie e regioni che hanno demandato l’urgenza di intervenire alla Corte Costituzionale.
Altra protesta assolutamente condivisibile, al di là e oltre le scelte del governo guidato dal mangiatore di nutella, quella del sindaco di Napoli De Magistris di dichiarare aperto il porto della sua città alle navi con gli sciagurati a bordo che da oltre 15 giorni vivono al freddo e con pochissimo cibo mentre o governicchi maltese e italiano litigano su chi deve accoglierli. Qui si sta violando non la disposizione del nutellaro e del suo giullare, ma si rivendica forte il rispetto delle vite umane. Da questo punto di vista l’illegalità del sindaco di Napoli è doverosa. Prima restiamo umani, poi parliamo di scelte politiche e di Europa latitante.
E per parlare di minimi sistemi, poche ore fa si è dimesso Carlo Salvemini, il sindaco di Lecce. Molte parole si spenderanno ora,  molta sinistra dirà che è stato un sindaco poco sinistro, molta destra dirà (fatta la tara di ex assessori ora ai domiciliari) che loro avrebbero governato meglio, poco importa se hanno lasciato una delle città più belle d’Italia allo sfascio economico ed amministrativo dopo 25 anni di governo che si può riassumere con la frase pronunciata da un noto esponente delle destre leccesi negli anni del loro “splendore” quando ebbe a dire “A Lecce coumandamu nui”. Il concetto di amministrare democraticamente era quello del comando, in quattro parole un trattato di filosofia amministrativa del centrodestra leccese (erede della Poli Bortone).
Di Salvemini, personalmente, non ho condiviso alcune scelte di alleanze, tuttavia, visti gli esiti del ballottaggio, ha avuto ragione lui. Per il resto, in questa brevissimo periodo alla guida della giunta, ha dovuto sottostare a numeri ostili, è stato sorretto da personaggi che non vedevano l’ora di mandare tutti a casa, però ha reso Lecce una città decisamente migliore di come l’aveva trovata. Per il pochissimo tempo avuto a disposizione ovviamente. Non possiamo che ringraziare lui e i suoi collaboratori ed auspicare in una ricandidatura in maggio, Lecce non deve tornare nella mani di chi l‘ha asciata con il filobus incombente, con gli scandali di Via Brenta, della case popolari e non solo. A lecce nessuno deve poter dire “cumandamu nui”. Non chiudere le finestre riaperte dopo 25 anni è un dovere ed un bene per la città tutta.
E il sogno (utopia?) sarebbe quello di poter vedere una sinistra veramente unita, lascando andare i cascami delle tristi recriminazioni, forse è tempo di risedersi attorno a un tavolo con umiltà e idee nuove, ci sono le idee, ci sono le persone. Si può fare.