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martedì 6 giugno 2017

Riina, carcere e fine vita

Totò Riina detto U Curtu



La Cassazione ha chiesto al tribunale di Bologna una revisione per la eventuale scarcerazione del criminale Totò Riina, già condannato a 17 ergastoli, mai pentito, che non ha mai fatto dichiarazioni di sorta, ma che, al contrario, ha proseguito dal carcere ad ordinare e minacciare esecuzioni, non ultima quella a Don Luigi Ciotti di Libera.
La Cassazione, tuttavia, non ha chiesto né ordinato la scarcerazione del criminale Riina, semplicemente, visto lo stato di salute dell’ottantasettenne, continuamente monitorato e sposto dal carcere all'ospedale, ha ricordato che mantenere una persona in carcere nonostante il decadimento fisico può essere contrario al senso di umanità e dignità – prescritti dalla Costituzione senza eccezioni – e potrebbe risolversi in una detenzione inumana, vietata anche dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.  (cfr. Il Post).
Per contro, come ci ricorda  antimafia duemila in un articolo rabbioso e tristemente vero, sembra quasi che qualcuno stia pagando una cambiale firmata 25 anni fa al capo dei capi, mandante ed esecutore di efferati delitti e stragi il quale, finalmente arrestato, mai parlò di quel che sapeva sulle trattative segrete fra Stato e mafia, dei suoi rapporti con alti politici (il bacio di Andreotti) e funzionari e via dicendo.
Tutto incredibilmente vero. Però la giustizia, in uno Stato di diritto e Democratico, non deve mai essere vendetta, la morte dignitosa deve essere garantita a tutti,  carcerati e non, anche a Welby, alla Englaro e a chi ne abbia la necessità, di qualunque etnia, provenienza, colpevole di qualsiasi reato. Le cure devono essere garantite a tutti, nel modo migliore. E’ su questo punto che il dibattito dovrebbe snodarsi, non certo sulla liberazione o meno di Totò Riina. Si svuotino le carceri delle migliaia di immigrati, piccoli spacciatori, tossico dipendenti, ladruncoli, si liberino oggi, subito. Però Riina non è solo un detenuto, è e rimane il capo mafia che mai ha abdicato dal suo ruolo.Non tutti i reati sono uguali, ci sono  furti e furti. 
Un politico che intasca mazzette è corrotto e, di fatto, ruba quattrini della collettività, il suo furto tuttavia deve essere considerato molto più grave di quello di un rapinatore di banche. A lui debbono essere confiscati tutti i beni perché ha violato un patto con i suoi elettori e con lo Stato che deve rappresentare. Un assessore che offre concessioni edilizie dietro tangenti è doppiamente criminale perchè viola il patto con gli elettori.  Il rapinatore di banche ha invece “semplicemente” rubato in un luogo in cui dovrebbero esserci molti soldi. Lo stesso discorso vale per i picciotti di mafia e per i capibastone, peggio per Totò Riina che comanda tutt’ora le sue cosche. Per questo non concordo con la scarcerazione del criminale Riina, pur augurandogli una morte serena e garantita dallo Stato che lo ha in custodia, senza sete di vendetta, solo con profonda pietas, la stessa che il criminale Riina negò alle sue vittime. 



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