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giovedì 15 giugno 2017

Grazie Mr. Howe

Acquistare un paio di jeans e rendersi conto solo dopo della scomodità ti spinge a rivolgere il pensiero a chi ha rivoluzionato la vita e il modo di rapportarsi con la tecnologia.
 Elias Howe 

Quando ero giovanissimo (era la seconda metà del secolo scorso) i primi jeans si chiamavano Roy Rogers. Avevano un sacco di tasche e persino un taschino laterale che non ho mai capito a cosa servisse, però ci raccontavamo la storia che fosse il porta coltello dei cacciatori americani. Poi arrivarono i Lewis Strauss, eleganti e alla moda, senza taschino laterale. Poi i Wrangler e via dicendo. Da allora ne ho consumati decine che di volta in volta dovevano essere di taglie più “importanti”. Con i Roy Rogers mi trovavo a mio agio, avevano rivetti in rame e bottoni ovunque, nelle tasche posteriori e ovviamente per altri utilizzi, meno estetici forse, ma a volte impellenti. Ecco il punto, i jeans che ho acquistato ultimamente non hanno bottoni nelle tasche, ma solo in altri “ovunque”. Sarà l’età, ma ora li scopro scomodissimi. Ero abituato alla cerniera lampo (o semplicemente “lampo” o universalmente “zip”). Questa è stata in effetti la tecnologia che ha reso più facile la vita a molti.
Lui, l’uomo che non smetterò di ringraziare, si chiamava Elias Howe (Spencer 9 luglio 1819 – New York, 3 ottobre 1867) fu lui che, nel 1851, depositò il brevetto di una “chiusura automatica continua per abiti” che divenne poi la cerniera lampo. Probabilmente però ci credeva poco e non pensò a commercializzarla.
 Fu Whitcomb Judson a perfezionarla nel 1893, iniziò la produzione della Claps Iocker che venne snobbata per scarsa affidabilità.
E si arriva al 1924 quando, dopo altre modifiche, un sarto americano ne fece la chiusura per le divise della marina americana. Il vero boom si ebbe negli anni ’30 del ‘900, quando le cerniere vennero utilizzate per abiti per bimbi, per facilitare l’autonomia degli stessi.
Curiosità, oggi la più grande produttrice di zip è la Yoshida Kogyo Kabushikikaisha (YKK) che ne produce 2 milioni di metri l’anno.
Se ne sta studiando l’utilizzo anche in chirurgia, con apposite zip che consentirebbero la sostituzione di protesi senza dover ogni volta tagliare. Ma questa è altra storia. 

(La storia completa della zip qui)


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