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martedì 30 maggio 2017

Smartphone e varia umanità

ph: www.parmateneo.it


La comunicazione ai tempi dello smartphone diventa sempre più bizzarra. Vedendo i ragazzi seduti al bar, apparentemente in gruppo ma ognuno con la faccia dentro il telefono, parafrasare Prevert viene spontaneo:

"... I ragazzi con lo smartphone non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
molto più in alto del giorno
nell'avvilente isolamento del loro schermo illuminato..."

In effetti è ornai norma che l'adolescente (non scordiamo che l'adolescenza oggi ha dilatato i limiti di età)  arrivi a casa e  si tuffi nello smartphone isolandosi dal mondo e pensando di socializzare. Ma se manca lo sguardo ed il sorriso la comunicazione non è monca?
Il problema però non è solo dei ragazzi,  succede sempre più spesso di essere in compagnia di adulti (anche verso la quarta o quinta età), magari in pizzeria, e vedere come si mandano messaggi da una parte all'altra del tavolo per poi ridere sonoramente. Pare che la parola non sia sufficiente, che lo sguardo sia imbarazzante. E pensare che un tempo le barzellette si raccontavano proprio a voce, come fanno gli esseri umani.
Anche la fotografia si è trasformata. Prima  trasmetteva sensazioni ed emozioni ora è  impersonale e avvilente parata di paste al forno, braciole, selfie con improbabili sorrisi che spariscono inesorabilmente immediatamente dopo lo scatto.  Miliardi di fotografie scattate ovunque, dal cane che piscia al bimbo che gioca, al gelato che si scioglie perchè occorre fotografarlo da ogni lato impiegando minuti preziosi per la tenuta termica. 
I musei sono stracolmi di selfie. Un turista arriva dopo migliaia di Km. davanti alla Primavera del Botticelli, individua il quadro e assolutamente si rifiuta di guardarlo, volta le spalle al dipinto e stak, seflie da inviare immediatamente sui social e passare oltre. "Io sono qui".  E la quasi totalità di coloro che vedono la foto pensano "e chi se ne frega".



 E quelli che camminano per strada con lo sguardo fisso sullo schermo e un sorriso (in genere ebete) stampato in faccia.

Come quella pubblicità del Pokemon che però potrebbe essere tranquillamente mutuata con un "Attenzione, passaggio cretini" di avviso agli automobilisti.

E sempre per i meno giovani esiste l'annoso problema di doversi adeguare ai tempi. Non è raro ascoltare imprecazioni di varia natura mentre armeggiano con icone, applicazioni mai richieste, risposte su whattsapp per condividere le fotografie dell'ultima pasta con il pesto che poi va a finire che la inviano al gruppo "devoti di san Pio" anzichè a   "compagni di merende". 
Ma poco importa, intanto mai ci si vede in faccia e mai si arrossisce, i contatti sono solo attraverso lo schermo illuminato. 




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