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domenica 11 dicembre 2016

Infelici Molti e Felici Pochi (E. Morante)

Tra i protagonisti i felici pochi si contrappongono agli Infelici Molti, se”l’irrealtà è l’oppio dei popoli” essere ai margini, antiborghesi, concreti e sognatori, folli e anticonformisti come i primi, significa raggiungere una felicità spesso invisibile, perché per vederla ci vuole l’occhio puro. Abbiamo così fra i Felici Pochi, personaggi del calibro di Gramsci” la presenza di una città reale”, Rimbaud”l’avventura sacra”, Giordano Bruno”la grande epifania”, Platone”la lettura dei simboli”, Simone Weil “l’intelligenza della santità”. A far da carnefici a questa umanità ecco Gli Infelici Molti, carogne dell’establishment, filistei e borghesi con la loro morale di carcerieri. Tutto condensato in versi potentissimi come questi: “L’arabesco indecifrabile/ è dato per la gioia del suo movimento, non per la soluzione del suo/ teorema.”, che sintetizzano perfettamente la visione della Morante; ciò che conta è il fluire non il senso, il moto perpetuo di parole che colano come lava, l’arabesco, la spirale. Si sovrappongono i luoghi della geografia, le epoche della storia e tutto, il dramma come la commedia, si configura come un enorme gioco, la parodia è la strada e i versi sono tracce di questa vitalità in cerca di una verità fuori dal coro. Rivoluzione era la parola magica di quegli anni e qui risuona nella sua potenza in verità disperata... (Nota da Ettorefogo blogspot)


La canzone degli Infelici Molti e dei Felici Pochi

di Elsa Morante


Ah, Dottori Dottori! alla vostra età!
Ma perché, perché, ma
p e r c h é
signori Dottori I(nfelici) M(olti) dell’Universo
con tutto che vi addottorate e vi baccalaureate
e vi improfessorate nelle Università
e la storia e la geografia studiate viaggiate vi scafate, le macchine fabbricate
sviscerate la scienza
inventate l’atomica e il volo lunare
però questa primaria lezione dell’esperienza
ancora non la volete imparare?

Ve lo ripeto, o Signori I.M., non c’è verso:
con i F(elici) P(ochi) non ce la potrete mai spuntare.
Quelli conoscono il volo da prima assai dell’aviazione conoscono
la medicina che guarisce tutti i mali da prima assai
della penicillina quelli sanno la resurrezione
dai morti!
Non illudetevi di poterli eliminare.
Magari vi credete d’averli mangiati quando invece sul più bello del vostro banchetto
rieccoli che tornano a zompare
sui vostri piatti.

Quelli sono incredibili inconcepibili inammissibili sono tutti matti.
E non cullatevi nella speranza di poterli r i e d u c a r e
indi paternamente legittimare.

(…)

Sappiàtelo, o padri meschini I(nfelici) M(olti) d’ogni paese:
se ancora il corpo offeso dei viventi resiste
in questo vostro mondo di sangue e di denti
è perché passano sempre quelle poche voci illese
con le loro allegre notizie.
Contro le vostre milizie sevizie immondizie
imprese spese carriere polveriere bandiere
istanze finanze glorie vittorie sciarpe littorie & sedie gestatorie
contro la vostra sana ideologia la vostra brava polizia
ghepeù ghestapò fbi min-cul-pop ovra rapp & compagnia
e tutta la vostra mortuaria litania
ci vale solo quell’unica eterna scaramanzia:

l’allegria
dei F(elici) P(ochi)

Come vannio i Vostri Reali E i Presidenti E i Generali
E i Rendimenti gli Emolumenti? Siete contenti dei Vostri Affari?
In Famiglia tutto bene? La Signora si mantiene?
E la Bomba come va? La più bella chi ce l’ha?
La Mammà dei Capitali o il Papà dei Proletari?
Bravi bravi complimenti. Siete sempre Regolari.
Troppo uguali. Troppo uguali. Troppo tristi e troppo uguali
troppo uguali e troppo tristi. Troppo tristi troppo tristi
tristi TRISTI. Non vi viene mai lo sfizio d’essere meno tristi?

Comunque, se vi piace la tristizia, godetevela voi la vostra.
Questa terra non è mica roba vostra. E’ da secoli e da millenni
che noi cerchiamo di farvelo capire.
Mamma nostra non ci ha mica fatto per servire agli usi vostri.
Mica ci ha fatto gli occhi per guardare le tristi facce vostre.
Mica ci ha fatto gli orecchi per ascoltare le tristi chiacchiere vostre.
La vostra guerra non è la nostra. Noi siamo per l’allegria
e la grazia, ossia
la felicità.

E perché poi fate tanto fracasso? Silenzio! Taisez vous! Shut up!
Via! Fatevi in là!
Basta!
Ci avete
definitivamente obiettivamente finalmente
stufato.
E voi, poveri Molti
gli infelici e stolti,
di padri infelici e stolti,
perché vi lasciate voi minorare?
Fino a quando vi metterete a servizio? Non sapete che a lungo andare
la servitù non è più necessità
nè fatalità nè virtù ma
vizio?
Che aspettate a promuovervi alla vostra maggiore età?
Non vi viene mai lo sfizio di indagare
sulla vostra reale infelice condizione?
d’impiegare una parte del vostro tempo libero
in qualche reale felice meditazione?

Voi dite: Preferiamo la televisione che ha quarantamiliardi d’abbonati.
Quei tuoi vantati F.P., per quanto ce li sventoli, sono quattro gatti.
La forza sta nel numero.

Beh – vi rispondo io, – secondo i casi. Per esempio,
chi più varrà: quattro gatti coi coglioni intatti o quarantamiliardi di castrati? Eh? chi lo sa?
Va’, va’,
tu ci strazi, vecchia, coi tuoi discorsi astratti. Qua parlano i fatti.
Avete ragione, ragazzi.
E allora eccovi i fatti: il numero, agli I.M., chi glielo dà?
Il numero siete voi: questa in sostanza, è la triste o magari non triste verità.
E non vi viene mai lo sfizio di scombinare, olà,
le cifre dell’operazione ordinaria? di sfondare alfine per sempre le porte della stanza magica
dove quei tristi padri della tristezza da centinaia e migliaia
d’anni si rinchiudono a manovrare?

Aria, aria,

a questa prigione infetta. Noi qua viaggiamo sul cellulare dell’ignoranza.
Non sappiamo né l’inizio né la conclusione. Ogni istante ci affretta verso l’ignota destinazione.
Ci conviene approfittare d’ogni occasione correre a qualsiasi speranza non trascurare nessun indizio.
Chi sa quel che vi aspetta alla prossima stazione?
Date retta a questa mia povera canzone.
Non è detta
che prima ancora del giorno del Giudizio
quei pazzi F. P. non vi mettano in minoranza.
Forse vi converrebbe cominciare qualche esercizio
per trovarvi preparati alla possibile circostanza.
Sarebbe una magnifica stravaganza
di scavalcare tutti insieme i tempi brutti
in un allegro finale: FELICI TUTTI!
Forse, il primo segreto essenziale
della felicità si potrebbe ancora ritrovare.
L’importante sarebbe di rimettersi a cercare.

(Da Il Mondo Salvato dai Ragazzini - Elsa Morante, 1968 - Einaudi editore) 

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