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giovedì 27 ottobre 2016

Elezioni, legalità, mafie in Salento

E’ di ieri, 27 ottobre 2016, la notizia dell’ omicidio di Augustino Potenza, azione di chiarissimo stampo mafioso a Casarano (Lecce). Il personaggio era già stato arrestato per omicidio e poi assolto, è stato freddato a colpi di mitra nel parcheggio di un supermercato.
Altre notizie nelle stesse ore dicono di automezzi di un imprenditore andati in fiamme, di arresti per corse di cavalli clandestine, di colpi di pistola contro una casa.

Piovra | Blog diPalermo.it
Ph: Dipalermo.it

Insomma, di tutto un po’. Mentre per l’omicidio a sangue freddo non ci dovrebbero essere dubbi, per gli altri episodi sicuramente si dirà di “verifica che non si sia trattato di un corto circuito” per gli incendi. Per i colpi di pistola “si segue la pista passionale”, quasi fosse plausibile che un tizio, per gelosia, se ne vada in giro armato a sparacchiare come gli pare.
Episodi inquietanti tutti quanti, che dovrebbero portare ad una seria riflessione non solo all'interno della magistratura e degli inquirenti, che già fanno bene il loro dovere, ma anche della politica, soprattutto alla vigilia di importantissime elezioni amministrative che dovrebbero (il condizionale si impone) mettere ai primi posti queste emergenze.
Da quanto dicono i magistrati e gli investigatori, le strade che percorrono le organizzazioni mafiose sono note. Sappiamo quali clan si occupano dei vari settori, illuminante un articolo di Antonio Pezzuto per Antimafia Duemila, datato febbraio 2016  che fa una precisa mappatura della malavita organizzata in Puglia, con attenzione particolare al Salento.   
Per rimanere strettamente nell’ambito della provincia di Lecce, Pezzuto ci fa sapere che: “I clan salentini sono fortemente operativi nel settore del narcotraffico, dimostrandosi in grado di tessere relazioni anche oltreoceano. Tanto emerge dall’operazione “White Butcher” che ha portato all’arresto di 7 soggetti, di cui due calabresi e un colombiano, finiti sotto inchiesta per aver costituito un’associazione per delinquere transnazionale finalizzata all’importazione e alla vendita di ingenti quantitativi di cocaina in parte destinati ad un gruppo salentino. La sostanza stupefacente, occultata sotto carichi di copertura, veniva nascosta in container a bordo di navi che salpavano dalla Colombia, dal Cile, dall’Ecuador e dal Perù dirette verso i porti di Gioia Tauro e Genova.
I clan attivi in provincia di Lecce sono in tutto undici.
A nord del capoluogo troviamo il clan Tornese (Monteroni di Lecce, Carmiano, Guagnano, Veglie, Leverano, Arnesano, Porto Cesareo e Sant’Isidoro); il clan Pellegrino (Squinzano, Trepuzzi); il clan Caramuscio (Surbo); il clan De Tommasi (Campi Salentina). A sud della capitale del Barocco sono operativi il clan Rizzo (Cavallino, Lizzanello, Melendugno, Merine, Vernole, Caprarica, Calimera e Martano); il clan Leo (Vernole, Melendugno, Calimera, Lizzanello, Merine, Castrì, Cavallino e Caprarica); il clan Coluccia (Galatina, Noha e Aradeo); il clan Padovano (Gallipoli); il clan Scarcella (Ugento) e il clan Montedoro-Giannelli-De Paola (Casarano-Parabita). Nella città di Lecce sono egemoni i clan Cerfeda-Briganti-Pepe e il clan Rizzo.”
Come si vede, la mappatura è inquietante quanto dettagliata. Ovviamente al traffico di stupefacenti dobbiamo aggiungere l’acquisizione con o senza estorsione di attività già avviate, la gestione in prima persona del gioco d’azzardo imponendo slot agli esercizi commerciali, l’usura che consente di impadronirsi di grosse fette di mercato. In sostanza un controllo capillare del territorio da parte delle mafie in ogni segmento della società. Non scordiamo la gestione delle affissioni elettorali a Lecce, gestite da organizzazioni mafiose, la gestione delle assegnazioni di case popolari e via dicendo. Non dobbiamo scordarcene mai. E assieme al ricordo dobbiamo porci la domanda: possibile che i politici che concedevano manifesti da affiggere non si siano mai accorti di nulla? E' plausibile? 
Questi episodi non insegnano solo di malavita furbescamente intrufolata nei gangli della società, ma dicono chiaramente di collusioni fra malavita e politica. Il candidato che affida a questi signori l’affissione dei manifesti, probabilmente chiederà loro di gestire anche alcune zone e magari vendere i voti di preferenza a chi più necessita di denaro. Oppure a chi vuole una casa popolare senza averne diritto. E i favori, bene lo sappiamo, debbono essere pagati in qualche modo.
Magari chiudendo un occhio su concessioni edilizie, magari su appalti e sub appalti, lasciando in questo modo ampia facoltà di azione alle mafie imprenditrici ed attivando una spirale senza fine. Anche se pare impossibile ripulire la politica dalla corruzione, vogliamo e dobbiamo crederci, i fatti che la magistratura porta alla luce ogni giorno sono scoraggianti, giusto per citare, altri arresti sono avvenuti per la T.A.V. Milano Genova. Sembra che ad ogni livello delle amministrazioni, dai consigli di quartiere al governo nazionale, ci sia malaffare diffuso ai danni dei cittadini tutti.
Tuttavia qualcosa può cambiare partendo dal basso. Se i cittadini vessati da usura denunciano, gli inquirenti hanno il dovere di proteggerne l’anonimato. Se i candidati alle prossime elezioni torneranno a fare politica virtuosa, gestendo con il volontariato e la militanza le affissioni, senza pagare organizzazioni o false cooperative, se nei primi posti dei programmi elettorali ci sarà l’attenzione al “bene comune” più importante che è la legalità, se i giornalisti seguiranno l’esempio di pochi virtuosi colleghi e tornano all’inchiesta e all’informazione puntuale, senza lasciarsi andare a titoli roboanti quanto vuoti.  Se tutto questo succederà, forse, piano piano, qualcosa potrà mutare.  
Gli investigatori, i giudici, non possono fare tutto senza l’aiuto della popolazione, e senza l’appoggio non solo a parole degli amministratori.  

Controllo degli appalti, delle aziende che si occupano di lavori pubblici, delle licenze commerciali. Controllo e regolamentazione rigidissima delle sale per il gioco d’azzardo che diventano luoghi di incontro della peggiore umanità che sfrutta  le vittime del G.A.P. (Gioco d’Azzardo Patologico), porsi il problema di riqualificare le città manutenendo giardini, facendo attività nelle piazze anche periferiche, facendo rivivere la sera giardini e giardinetti, in una parola, consentendo alle persone di riprendersi i luoghi e gli spazi comuni togliendoli agli spacciatori, ai malavitosi, alla prostituzione. Consentire l’utilizzo delle città non solo alle auto aumentando parcheggi in pieno centro, ma pedonalizzando, facendo piste ciclabili, eliminando barriere architettoniche e via dicendo, sono tutti elementi indispensabili per tornare a far vivere un’idea di legalità e di “bene comune”. 

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